Thursday, April 05, 2012

Arbeitslos

Esiste un passaggio verso le cose e verso gli altri? Granitici, i pensieri potranno mai liberarsi del peso della loro gratuità, sollevarsi come smossi da un impetuoso vento per lasciar scoprire finalmente che sotto di essi stillava una fonte segreta di desiderio?

Caravaggio - Vocazione di San Matteo
Mi pongo queste domande nel mezzogiorno, ora che non ho lavoro, ora che tento unicamente di arpionare la mia scrittura ad una sincerità ritrovata che le permetta d'involarsi, almeno intenzionalmente, via dall'artificio, in quanto nulla ho da perdere, perché non ho nessuna prospettiva di reintegrazione sociale.
Mi sembra tuttavia che io non trovi che del vuoto, ma un vuoto sociale, una necessità stringente di buttarmi a capofitto nel mondo, tra le braccia della prima capace d'estetizzare il mio sguardo con forme fisiche e approcci al mondo diversi da quelli a cui sono abituato; o nel ritmo forsennato d'un lavoro che non mi lasci riposo, che mi stremi di fatica al punto da non voler altro che non pensare, da non pensare ad altro che mi sono buttato alle spalle gli anni di formazione una volta per tutte e che ho chiuso il cerchio con il regno dei fini del pensiero, nonostante o in virtù questa somatizzazione delle idee, dei concetti, degli stile e dei versi che ha costituito la libertà vissuta della mia riflessione, la mia introversione, la mia poca immediatezza quando giunge sera e più forte dovrebbe avvertirsi, tramite quella stanchezza che è l'essere nel giusto, che è il tanto da me odiato compiacimento di sé (forma inconscia dell'amour-propre), una socialità senza briglie.

Una scelta, se mai ce ne fosse bisogno, pare in questi casi di incrinatura della personalità, sempre fondata su una dicotomia: seguire il corpo e cercare una nuova vita, preambolo ad un nuovo grande amore, ad una nuova attesa, che non passi più per il filtro mentale ma che sia (come dire?) a prova di ripresa intellettuale, accaduto e ultimato all'interno stesso del rapporto con l'altro; provare, ancora con il mezzo della scrittura, a sublimare o a cavalcare questa nuova onda al fine da incrementarla e sfruttarne, direi, ancora di più le risorse, a discapito d'un certa ingenuità e d'un centellinamento delle esperienze che per forza si attua.

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Sappho

Sappho
"Morremo. Il velo indegno a terra sparto,/ rifuggirá l’ignudo animo a Dite, / e il crudo fallo emenderá del cieco / dispensator de’ casi. E tu, cui lungo / amore indarno, e lunga fede, / e vano d’implacato desio furor mi strinse,/ vivi felice, se felice in terra / visse nato mortal" (G. Leopardi, Ultimo Canto di Saffo)

Sehnsucht

Sehnsucht
Berlinale 2006