
"Cosa sei tu?"
"Uno piuttosto appassionato di filosofia, di quelle che oggi chiamiamo "scienze umane". Non ho schiavi per mantenere viva la mia passione, è lo Stato che se ne occupa ma durerà ancora poco".
"Quali sono le tue invenzioni? Io ho qui un'eolipila. Ho imparato a dominare la forza del vapore per l'umanità che potrà servirsene".
"Io... non sono così sicuro di ciò che avrei dovuto inventare nelle pagine scritte. Non solo non sono più sicuro di ciò che ho detto, ma mi sembra di non dominare nemmeno l'innovazione che ho cercato di sviluppare ".
"Lungamente ci ho lavorato, ma ora, con un breve movimento di una manopola, riesca a trasmettere la forza ad una serie di ruote dentate via via più grandi che permettono di sollevare pesi enormi"
"Le tue invenzioni sopravvivono ancora oggi".
"Me ne rallegro! E cosa si inventa nelle scienze umane nel vostro tempo?".
"Sai, un' "invenzione" oggi è alquanto malvista: esoterica e ai limiti con le scienze."
"Allora qual è il frutto delle vostre scienze? Quale quello della tua scienza?"
"Il mio tanto poco cammino è sufficiente per abbozzarti una risposta: la mia invenzione è la paralisi stessa d'uno studio della capacità d'inventare. E' forse l'invenzione senza scienza, la trovata senza sistema, la gioia senza conciliazione; forse solo tu, Erone, potrai un giorno, nel tuo remoto, averlo espresso".
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