Monday, December 19, 2011

Di fronte alle invenzioni di Erone il Vecchio

Se viaggiassi nei secoli anziché negli spazi, e, in luogo da incontrare personaggi forse apparentemente più consoni ai miei desideri, piombassi per curiosità di fronte al pre-scienziato Erone di Alessandria, sono certo ch'egli mi chiederebbe chi sono io e cosa faccio lì, con tali stravaganti vesti. Gli direi che in un qualche modo sono piombato per caso dalle sue parti e senza volerlo. Egli non sarebbe un tecnocrate convinto, come gli ingegneri oggi; neanche un positivista storico. Mi sembra di scorgerlo piuttosto come un'appassionato capace di credere nella capacità dell'uomo di creare, di scoprire, di adoperare il suo genio nell'invenzione.
"Cosa sei tu?"
"Uno piuttosto appassionato di filosofia, di quelle che oggi chiamiamo "scienze umane". Non ho schiavi per mantenere viva la mia passione, è lo Stato che se ne occupa ma durerà ancora poco".
"Quali sono le tue invenzioni? Io ho qui un'eolipila. Ho imparato a dominare la forza del vapore per l'umanità che potrà servirsene".
"Io... non sono così sicuro di ciò che avrei dovuto inventare nelle pagine scritte. Non solo non sono più sicuro di ciò che ho detto, ma mi sembra di non dominare nemmeno l'innovazione che ho cercato di sviluppare ".
"Lungamente ci ho lavorato, ma ora, con un breve movimento di una manopola, riesca a trasmettere la forza ad una serie di ruote dentate via via più grandi che permettono di sollevare pesi enormi"
"Le tue invenzioni sopravvivono ancora oggi".
"Me ne rallegro! E cosa si inventa nelle scienze umane nel vostro tempo?".
"Sai, un' "invenzione" oggi è alquanto malvista: esoterica e ai limiti con le scienze."
"Allora qual è il frutto delle vostre scienze? Quale quello della tua scienza?"
"Il mio tanto poco cammino è sufficiente per abbozzarti una risposta: la mia invenzione è la paralisi stessa d'uno studio della capacità d'inventare. E' forse l'invenzione senza scienza, la trovata senza sistema, la gioia senza conciliazione; forse solo tu, Erone, potrai un giorno, nel tuo remoto, averlo espresso".

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Sappho

Sappho
"Morremo. Il velo indegno a terra sparto,/ rifuggirá l’ignudo animo a Dite, / e il crudo fallo emenderá del cieco / dispensator de’ casi. E tu, cui lungo / amore indarno, e lunga fede, / e vano d’implacato desio furor mi strinse,/ vivi felice, se felice in terra / visse nato mortal" (G. Leopardi, Ultimo Canto di Saffo)

Sehnsucht

Sehnsucht
Berlinale 2006