Thursday, February 12, 2009

Il castello isolato.

In seguito ad un'epidemia e ad un attacco nemico a sorpresa, nel mio castello non c'è più né re né corte. Il liuto del giullare è appoggiato al muro. I mercanti hanno abbandanato il cortile. Gli animali che circolavano nei viottoli sono pochi, smunti e impauriti.

La contaminazione avviene lentamente, ogni volta che incontro una persona engstirnig a cui non riesco ad oppormi in primo luogo a una labilità dei miei stessi pensieri. Avviene come un'armata nemica che entra in un castello ravagé da una previa epidemia mortale.
Se volessi analizzare il fenomeno, direi che la particolarità sta nel fatto che ciò avviene senza colpo ferire. La contaminazione d'uno spirito libero, sano e infaticabile e non sa resistere all'animo forte e sicuro dell'ottuso a cui egli riconosce determinate ancorché futili qualità. Anche se l'altra persona differisce su qualcosa di profondo, una somiglianza (almeno dal punto di vista della "specie"), specchio datoci come cavallo di Troia, ha già introdotto la sua immagine, e quasi, benché folcloristicamente (oserei dire), acceso la curiosità. E non è il solito problema dell'autarchia (dell'introversione come non-risposta), del silenzio falsamente assecondante, sebbene l'irruenza stuzzichi battibecchi non esperiti e resistenze tacite. Perché è semmai l'introversione che mi pare abbia origine nella spossatezza dell'armata invisibile che ha già saccheggiato la parte migliore del casato già in abbandono. Ormai l'armata ha poco da far bottino: i soldati non si stupiscono però dalla semplicità della conquista, ne approfittano piuttosto per bivaccare volgari e prendere in giro qualche gallina. I pensieri, pochi depauperati sopravvissuti, sono scappati verso i monti: racimolati i più cari beni, sono partiti per miglior asili, ovvero per intraprendere un cammino impervio via di qui, via dal diroccamento, nella speranza d'una stentata sopravvivenza d'una debole stirpe.


No comments:

Sappho

Sappho
"Morremo. Il velo indegno a terra sparto,/ rifuggirá l’ignudo animo a Dite, / e il crudo fallo emenderá del cieco / dispensator de’ casi. E tu, cui lungo / amore indarno, e lunga fede, / e vano d’implacato desio furor mi strinse,/ vivi felice, se felice in terra / visse nato mortal" (G. Leopardi, Ultimo Canto di Saffo)

Sehnsucht

Sehnsucht
Berlinale 2006