
(F. Nietzsche, Considerazioni inattuali)
L'irrimediabile accade senza particolari riflessioni. Quando esso accade, non resta che associarlo ad una specie di destino, al retrogusto d'una caducità che dà torpore, come in questo pomeriggio, in cui ripenso ai momenti non trascorsi a quelli lasciati andare via, a quelli fuggiti d'un tratto, soppiantati dalle circostanze, passaggi di nuvole al bivio dell'eternità che pure l'attimo sembra avere. Il ricordo e l'immaginazione aiutano l'esistenza a sorreggersi, ma questa è già greve di rimpianto. Ciò che in realtà nuoce di più al ricordo e alla speranza sono i possibili non compiuti, la storia perduta nel suo non essere stata possibile. Pure una marcia trionfale verso la felicità, fosse anche passeggera, si farà ormai senza ciò che è stato.
Ricordo a malapena di certe scelte in cui il "doveva andare così" si impose con più forza della mia volontà. Mi sovviene dunque più un desiderio triste di qualcosa impossibile in quanto è già passato, che l'accadimento. Mi ricordo della sua delicata mancanza di personalità. Mi ricordo della timidezza cui una malizia nascosta sembrava esserne il contrappunto, una grazia del caruccio, di ciò che domanda appunto una vis e al contempo un riparo, effimero ma vero.
Ma vili scelte non volute ma dovute, andate, effettuate macchinalmente o perché vi era una scadenza... ecco, sono compiute, la vita continua senza quel sé rimasto in stazione per l'eternità, e il mio mondo pullula ormai di questi sé. Appena mi giro, ecco un nuovo dolore, nel mondo cristallizzato in quel luogo, parte ormai del paesaggio dei luoghi che già conosco, mappato in un atlante personalissimo.
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