(von Hermann Hesse)
Wie jede Blüte welktund jede Jugend dem Alter weicht,
blüht jede Lebensstufe,
blüht jede Weisheit auch und jede Tugendzu
ihrer Zeit und darf nicht ewig dauern.
Es muss das Herz bei jedem Lebensrufebereit
zum Abschied sein und Neubeginne,
um sich in Tapferkeit und ohne Trauernin and're,
neue Bindungen zu geben.
Und jedem Anfang wohnt ein Zauber inne,
der uns beschützt und der uns hilft zu leben.
Wir sollen heiter Raum um Raum durchschreiten,
an keinem wie an einer Heimat hängen,
der Weltgeist will nicht fesseln uns und engen,
er will uns Stuf' um Stufe heben, weiten!
Kaum sind wir heimisch einem Lebenskreiseund
traulich eingewohnt,so droht Erschlaffen!
Nur wer bereit zu Aufbruch ist und Reise,
mag lähmender Gewohnheit sich entraffen.
Es wird vielleicht auch noch die Todesstundeuns
neuen Räumen jung entgegen senden:
des Lebens Ruf an uns wird niemals enden.
Wohlan denn, Herz, nimm Abschied und gesunde!
Nella poesia si dice
Es muss das Herz bei jedem Lebensrufe
bereit zum Abschied sein und Neubeginne,
Mi interessa il senso di questo muss. Non è un sollen, un dovere morale. Penso che ci sia (in un certo modo) la chiave della poesia, che mi sembra essere (interpreto io, poi mi dirai), quello del prendere commiato, o meglio del saper prendere commiato da talune fasi della vita. Riprendendo antichi temi epicurei e della saggezza orientale (soprattutto), il comprendere la vita come un percorso a gradini, di cui ogni inizio conserva in sé una positività ogni volta rinvigorita, determina la "beltà" stessa del vivere. Eppure, Es muss das Herz bereit sein. Il cuore deve essere pronto. La cosa bella di questa poesia è che non c'è alcuna morale da dare. Non è un sollen, non è che il cuore deve prepararsi, ma è un obbligo diciamo interno al cuore stesso. Il cuore si prepara al suo obbligo da solo. Tanto più che è messo in evidenza rispetto al duerfen: "und darf nicht ewig dauern". Non è permesso, non è dato du durare in eterno. Ci si sarebbe aspettati un sollen: duerfen, poi sollen. E invece Hesse mi ha stupito. E', in fondo, il cuore stesso che deve, cioè non conosce il suo dovere a tal punto che semplicemente "deve". La risposta di H. Hesse è misteriosa; da un certo punto di vista sembra non dire nulla. E infatti non dice nulla rispetto a come sorpassare le fasi della vita, allorché tutti vorremmo saperlo. Tutti sappiamo che è dura prendere commiato da cose e persone; a volte lo si fa, con dolore, nonostante un miglior inizio si prospetti. Ma non è un decidere. In fondo sembra dire il cuore non ha volontà, il cuore deve. Muss. Tant'è che il poeta alla fine non può che esortare il cuore (significa che non può comandarlo, ma lo esorta, cioè cerca di convincerlo, aspettando, inoltre, da lui una risposta)
Wohlan denn, Herz, nimm Abschied und gesunde!
Qui mi sembrano i maggiori pregi della poesia. C'è, malgrado tutto, un'implicazione soggiacente per me troppo ottimista. Introdotta, guarda caso, da un sollen che contraddice questa logica (illogica) del cuore.
Wir sollen heiter Raum um Raum durchschreiten,>
an keinem wie an einer Heimat hängen,>
der Weltgeist will nicht fesseln uns und engen,> er will uns Stuf' um Stufe heben, weiten!
Che tale Weltgeist ci voglia davvero uns heben, non sono sicuro. Qui c'è ancora quel misto della saggezza antica (e antichissima dell'Oriente) che sottende che ogni gradino sia un innalzamento. Che ogni fase debba essere superata verso il meglio. E che ogni fase successiva sia comunque migliore, per il solo fatto di essere posteriore, a quella precedente. E' vero che l'essere umano si arricchisce delle esperienze. Questo è il lato "adolescenziale" di Hesse, il perché piaccia molto ai giovanissimi (io mi ritengo ancora un adolescente, dunque non è un rimprovere per Hesse, tutt'altro). Però non è una rincorsa al meglio. Potrebbe benissimo trattarsi di una caduta in un vortice. Qui le estetiche del fanciullino e della maturità sembrano, come sempre, collimano. Chi nell'Ursprung, chi nello Zweck, vedono entrambi uno stato idilliaco. Io prenderei il messaggio di Hesse più tragicamente. Il cuore deve. Gli Stufen si susseguono, e ognuno porta commiato e un nuovo inizio gioioso. Questo significa che non abbiamo patria, che a nessuno patria ci attacchermmo mai (e non, adolescenzialmente, che non dobbiamo attaccarci), ma che la nostra patria sarebbe piuttosto questa stessa: l'Erschlaffen. Kaum sind wir heimisch einem Lebenskreise> und traulich eingewohnt,> so droht Erschlaffen! Da qui, il senso del viaggio, che è pare del tutto simile a quello di Baudelaire:
"Reste, si tu peux! Si tu dois, pars!"
Un viaggio della speranza ad ogni viaggio, e non un viaggio per viaggiare.
> Nur wer bereit zu Aufbruch ist und Reise,>
mag lähmender Gewohnheit sich entraffen