
Sono giorni che non dormo. Ho provato a muovermi con la ruota del divertissement senza arrestarmi.
Ne approfitto come posso, qui in aeroporto, a posteriori.
Lasciare la parola alla stanchezza è il primo passo per prendere congedo da sé. Intorbidito al punto da non poterne più di ciò che è chiaro, sono inconsciente della mia incoscienza. Anche il Bernardo Soares di Pessoa era un uomo stanco. Ma la sua stanchezza era quella del dormiveglia, del momento in cui si lasciava trasportare, durante una riflessione, dall'ambiente circostante come dalla richiesta di sonno proveniente dal suo corpo. Qui la stanchezza è purtroppo anche lassitudo. Je suis las de.
Persone, cose, faccende e anche lo stesso affaccendarsi si affacciano in me per richiamarmi alla vita attiva. E so che presto prenderanno il sopravvento, soprattutto perché, per me, la vita attiva è anzitutto il modo meno nevrotico che ho per uscire dalle mie nevrosi, e nel contempo, nel mio lavoro, il modo più chiaro per recarmi nell'oscuro. Fortuna.
Nella stanchezza, persone, cose, faccende o anche lo stesso affaccendarsi sono miraggi. Appaiono – la stanchezza è soprattutto questa ispirazione del sonno, dello stordimento, della morte – come oggetti di sazietà. In tal modo, li vediamo tali quali sono: necessità di riempimento. Paradossalmente, la stanchezza basta a sé. È talmente bisognosa di riposo, di ritorno ad una regolarità biologica, che, mostrando un attaccamento, sa che essa è anche sola, che, prolungandola indefinitamente, si arriverebbe ad una morte per mano di essa stessa, e che, questa morte è impossibile, visto che ci si addormenterebbe prima di morire.
Nella stanchezza, i ricordi sporgono più rapidamente verso la crisi. Ne cogliamo un'essenza, i lati vengono sfumati, e diventano minaccia o redenzione. La nostra vita passata ne è il sogno; ma soprattutto un idillio – non eravamo stanchi nei ricordi.
Eppure i momenti negativi pesano come macigni, vengono somatizzati, si riversano nel più grande oceano nero della stanchezza, che è un'attesa di quiete, di rigenerazione, e poi finalmente di un ritorno all'attività. Nella stanchezza misurata con l'incubo dei ricordi negativi, può giungere l'idea la più disperata: una quotidianità quieta, calma, routinaria, semplice è la miglior dimora del processo creativo.
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