
Il gioco (perché diventa facilmente ludico, sia in quanto è un passatempo sia in quanto stupisca dal ritornare, come una trottola, sempre uguale nonostante le innumerevoli diversità e difformità) è in fondo semplice: basta pensare che dietro una tratto palese di questa persona, vi è un realtà un'occultazione volontaria di un tratto diametralmente opposto. Perché temere allora femmes fatales, il nostro collega che sembra spietato, se si nasconde in realtà in loro le più trine e flebili figure dell'umano? Non vi sono garanzie di riuscite né prove a priori (non empiriche) che possano dimostrarlo. E' certo un gioco, ma aiuta a vivere perché, nella duplicità della personalità di chi ci sta di fronte, c'è sempre un risvolto di fragilità che rende la nostra più sopportabile. E forse, banalmente (perché il discorso sui caratteri è banale, ma la banalità è spesso questione di vita e di morte, di sopravvivere o sopprimersi), è per questo che l'astrologia può sempre azzeccarci.
Ero nella lettura rapida di un testo minore di un autore minore che commentava un filosofo minore. Non farò nomi perché sono già di dominio pubblico, ma basterà dire che questo filosofo non è altro che un lettore noioso (la cui noia non sembra pero', purtroppo, addirsi al suo vezzo di scrivere libri su libri) di un altro più grande e dietro la cui ombra, seppur non gigantesca, egli si sofferma a decantarne la frescura. Questo dovrebbe già bastare per non dare neanche lo spunto al gioco. Pero' si puo' notare che qui il gioco diviene paradossale, come per ogni commedia umana che tenda al tragico o al grottesco - che qui collimano. Ebbene, in questo testo non si cita neanche l'autore principale, che è ripreso praticamente parola per parola. Il secondario, dal vivo, oralmente, è un uomo sempre impegnato e che grida "al lavoro" non nascondendo di certo pero' i suoi debiti intellettuali. Quando scrive, dice, vuole riprendere “à ses frais”, a suo modo, quello che dice quest'autore, e non altro. Vuole “relever le défi”, raccogliere la sfida, del suo pensiero! Purtroppo per noi che compiamo questo gioco, in cui tutto è il contrario di tutto solo perché tutto il contrario è sempre da nascondere, volente o nolente. E' la vergogna del conscio e dell'inconscio, sia da una parte sia dall'altra, e so che se scrivo qualcosa di simile, ho un lato ben peggiore che posso tenere in sospeso su un ramo, magari di cipresso.